Lo Sguardo Profondo di Alexander McQueen: Scultore della Moda

Narratore, creativo, innovatore. Tutto questo e molto altro è Alexander McQueen. Il suo stile provocatorio, intriso di un cupo romanticismo, ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama del fashion system. Il suo approccio alla moda farà da spartiacque, creando un prima ed un dopo Mcqueen: la passerella si trasforma in uno spettacolo prorompente e le modelle diventano interpreti dell'abito veicolando la visione creativa dello stilista.

McQueen studia presso il Central Saint Martins College of Art and Design a Londra: oltre ad talento eccezionale e ad un punto di vista che lo distingue, dimostra subito eccellenti doti sartoriali. Ha lanciato il suo marchio omonimo, "Alexander McQueen", nel 1992.

La sua estetica audace, oscura e provocatoria ha catturato l'immaginazione di milioni di persone in tutto il mondo e ancora oggi i creativi trovano nell'universo dello stilista un'ispirazione senza pari.

Alexander-mcqueen-historia-png

La Sublimazione Attraverso La Creazione

Un aspetto distintivo delle creazioni di McQueen è il suo approccio concettuale alla moda. Ogni sua collezione racconta una storia, esplora una tematica o una questione sociale che si intreccia con il complicato vissuto personale dell' artista.

Highland rape (1995) è la collezione più autobiografica di McQueen e fa riferimento ad eventi importanti della storia scozzese. Tutto in questa collezione urla la violenza di chi prende senza chiedere: dal make up ai capelli, dai tagli asimmetrici ai pizzi strappati e lacerati, dall' andatura claudicante delle modelle alla scenografia come campo di battaglia di antichi conflitti, fino alla palette di colore che predilige il nero, il grigio ed il rosso sangue. Lo show fu ampiamente criticato e lo stilista accusato di misoginia, ma lo scopo di Mcqueen è sempre stato quello di suscitare emozioni profonde, fossero anche di terrore o disgusto.

mcqueen-highlandrape-bac-beautyartconnectjpg

Nel 1996 sostituisce John Galliano come direttore creativo di Givenchy. L' alta moda parigina impone degli standard diversi a McQueen che, pur mantenendo la sua cifra concettuale nella struttura delle collezioni e degli show, sente la sua creatività imbrigliata da codici da cui è sempre rifuggito. Lo stilista, di umili origini, non ha mai nascosto di aver accettato l'incarico principalmente per ragioni economiche per poter lavorare contemporaneamente al suo marchio.

mcqueen-givenchy-bac-beauty-art-connectjpg

Non a caso, in totale contrapposizione con il debutto per Givenchy, nel 1997 esce con la collezione It's a Jungle Out There. McQueen porta in scena il mondo naturale, sua grande fonte di ispirazione, proponendo abiti strutturati arricchiti da lunghe corna e gioielli per il corpo. In particolare Il concept fa riferimento alla Gazzella di Thompson, un animale fragile alla mercè dei predatori: il mondo al di fuori della bolla dorata dell' haute couture è un mondo crudo e aggressivo e McQueen non smetterà mai di ricordarcelo. Durante la sfilata parte della scenografia prese fuoco ma le modelle, come creature mitologiche suburbane, continuarono a sfilare credendo fosse un effetto scenico.

Alexander-McQueen-ITS-A-JUNGLE-OUT-THERE-bacjpg

Nel 1999 Alexander McQueen traghetta la moda nel XXI secolo con la sfilata No 13 ed entra nella storia con quello che rimarrà uno dei momenti più iconici del brand: Shalom Harlow chiude lo show entrando in scena con un voluminoso abito candido come la neve e, su di una passerella rotante, inizia una danza con dei grandi bracci robotici che ha di fianco a sè. In un crescendo di tensione le macchine iniziano a spruzzare vernice sui tessuti immacolati. La consacrazione di McQueen a designer visionario e performativo sarà definitiva e unanime da parte della critica.

alexander-mc-queen-no13-bacjpg

il 2001 è l' anno di Voss, forse la sfilata più immersiva e surreale di McQueen: lo show si svolge in uno spazio chiuso delimitato da grandi vetrate unidirezionali - il pubblico può vedere all' interno ma le modelle non possono vedere all' esterno - l' ambiente in questa specie di camera asettica è costituito da pareti imbottite che ricordano una clinica psichiatrica. All'interno dello spazio le modelle si muovono apparentemente senza un ordine preciso, come se ognuna di esse affrontasse in solitudine la propria lotta interiore. L' amore per la letteratura vittoriana si fonde con la tematica della salute mentale, sculture e animali impagliati sovrastano le spalle delle modelle, la fragilità è palpabile. Nessuno prima di McQueen aveva osato portare in scena il baratro che ci separa dall' abisso.

voss-mcqueen-bac-beauty-art-connectjpeg

ALEXANDER_MCQUEEN_VOSS_bacjpg

Al centro della stanza una teca rivelerà il proprio contenuto alla fine della sfilata: la musica si spegne, solo un flebile battito cardiaco in sottofondo, le pareti della teca cadono violentemente, un nugolo di falene vengono liberate rivelando la scrittrice Michelle Olley in un quadro finale che omaggia il fotografo Joel-Peter Witkin.

bac-voss-alexander-mcqueen-beauty-art-connectjpg 

Molti ancora saranno i momenti memorabili nella produzione di McQueen come la collezione The Blue Lady dedicata ad Isabella Blow, amica e mentore prematuramente scomparsa, o l' ologramma di Kate Moss, moderno memento mori, fino ad arrivare al 2009 con Plato's Atlantis che sarà contemporaneamente premonizione del mondo che verrà e testamento dell' artista. 

platos-atlantis-mcqueen-bacjpg

Due gli aspetti fondamentali di questo show: l' impatto che le nuove tecnologie avranno sul nostro quotidiano ed i cambiamenti climatici portano Alexander McQueen ad immaginare l' evoluzione della vita naturale in un mondo post-apocalittico. Capelli e Make up iper strutturati, pattern ripetuti all' infinito in una sorta di ibridazione, scarpe come armature - le iconiche Armadillo Shoes - ci raccontano di una metamorfosi imminente e necessaria. Lo show sarà la prima sfilata ad essere trasmessa in live streaming e McQueen tornerà ad utilizzare bracci robotici che rivolgono le telecamere verso il pubblico in un voyeurismo che si autoalimenta senza soluzione di continuità.

mcqueen-platos-atlantis-bac-makeupjpg

L' eredità di un Mito Cristallizzato nel Tempo
L' immaginario di McQueen è stato fortemente influenzato dalla mitologia greca, l' architettura, la letteratura, il mondo naturale, la storia, il tutto miscelato al suo complesso universo interiore, in una continua spinta verso la scoperta e la ricerca di qualcosa. A noi resta una produzione artistica unica e l' esortazione a creare cercando dentro noi stessi la propulsione a rompere gli schemi anche quando conformarsi sarebbe più conveniente, ad osare senza temere di mostrare ciò che siamo nel profondo.