Make Up Brutalism: il Diritto all' Imperfezione

Nel mondo dei social, e parallelamente in quello del Make up, quando uno stile funziona e diventa trend viene riprodotto all' infinito, sempre uguale a se stesso: migliaia di immagini clone  che consolidano una visione dell' estetica e della bellezza sempre più stereotipata e noiosa. Il desiderio di sperimentazione e di espressione si appiattisce in una bulimia produttiva che si esaurisce in fretta lasciando dietro di sè un oceano di immagini tecnicamente perfette ma vuote. 

In questo panorama si inserisce Make Up Brutalism che rema in direzione contraria: pseudonimo di Eszter Magyar, make up artist e art director di origini ungheresi, che con i suoi make up disturbanti e provocatori ci racconta una storia diversa, un' alternativa possibile. 

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Già nella scelta dello pseudonimo troviamo un parallelismo affascinante tra make up e architettura: con il termine Brutalismo si indica una corrente architettonica caratterizzata dall'uso di materiali grezzi, come il cemento armato a vista e privo di rifiniture decorative, e da un'estetica che mette in risalto la forma strutturale e funzionale degli edifici. 

Questo movimento si inserisce nel contesto storico del dopoguerra e risponde ad un' esigenza ben precisa: ricostruire le città europee devastate dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale in tempi rapidi e con materiali economici e rappresenta una rottura con l' opulenta estetica del passato a favore dell' onestà delle forme e dei materiali.

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Le principali caratteristiche del Brutalismo applicate al make up contribuiscono a definire l' estetica di Eszter Magyar: l' assenza di elementi puramente decorativi, le texture grezze e ben visibili dei prodotti, le strutture crude e senza fronzoli generano nell' osservatore un' effetto di attrazione/repulsione.

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Magyar ci obbliga a superare le semplicistiche etichette che definiscono cosa è brutto e cosa è bello, cosa è giusto e cosa è sbagliato per guardare più a fondo la moderna società dell' immagine con uno sguardo ironicamente critico.

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In un'epoca dominata dall'omologazione e dalla perfezione apparente, il Make Up Brutalism di Eszter Magyar ci invita a riappropriarci del concetto di imperfezione. Il suo approccio non è solo una ribellione estetica, ma una vera e propria dichiarazione di indipendenza creativa che afferma il diritto all'imperfezione ed alla sperimentazione come valore fondamentale. E forse, in questa ricerca di autenticità, possiamo trovare una nuova forma di bellezza, più vera e più umana.